In un contesto in cui la riduzione del nostro impatto ambientale è al centro delle preoccupazioni, gli imballaggi sono sempre di più sotto i riflettori. Che cosa sta facendo l'Europa e quali sono le opportunità per le PMI quotate in borsa?

In Europa il 40% della plastica e il 50% della carta è utilizzato per gli imballaggi, e questi ultimi rappresentano il 36% dei rifiuti solidi. Nonostante la consapevolezza (che sembra esponenziale) della necessità di agire, la situazione continua a peggiorare: negli ultimi dieci anni i rifiuti di imballaggi sono aumentati di oltre il 20%, mentre è diminuita la percentuale degli imballaggi riciclabili.

In tale contesto, il 30 novembre scorso la Commissione europea ha pubblicato una proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio nell'Unione europea (UE). In linea con il nuovo approccio annunciato nell'ambito del Green Deal europeo, la Commissione si è concentrata sull'impatto dell'intero ciclo di vita degli imballaggi, focalizzandosi sull'economia circolare. L'obiettivo è quello di ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% nel 2040 rispetto al 2018, pari, in definitiva, a una riduzione del 37% rispetto alla traiettoria prevista senza modifiche normative. Il piano mira ad accelerare la transizione verso il 100% di imballaggi riciclabili entro il 2030, puntando al contempo sul loro riutilizzo.

In concreto, entro il 2040, i ristoranti che offrono cibo da asporto dovranno servire il 40% dei loro pasti in confezioni riutilizzabili o ricaricabili, mentre la maggior parte dei caffè da asporto dovrà essere servita in bicchierini riutilizzabili o forniti dai clienti. La proposta definisce inoltre obiettivi minimi per il riutilizzo degli imballaggi, come il 20% dei bicchierini da asporto entro il 2030 e l'80% entro il 2040, e rispettivamente il 10% e il 50% per gli imballaggi utilizzati per gli acquisti online.

Come spesso accade, questi sviluppi offrono opportunità per gli operatori di nicchia ben posizionati che propongono soluzioni per raggiungere questi obiettivi.

È il caso di Vetropack, leader svizzero negli imballaggi in vetro, generalmente considerati una soluzione robusta e facilmente riutilizzabile. In Italia, Piovan sta aiutando l'industria della plastica ad accelerare l'uso di polimeri riciclati e di bioplastiche attraverso i suoi 11 brevetti dedicati. Tuttavia, per quanto possa sembrare strano, l'annuncio non è stato accolto con favore da aziende legate al cartone come Elopak, specializzata in brick per liquidi. Sebbene siano considerati una valida alternativa alla plastica, gli interrogativi sul loro riutilizzo restano ancora aperti. Anche negli Stati Uniti, dove la legislazione federale non sembra evolvere con la stessa rapidità, Karat Packaging, originariamente distributore di plastica monouso, sta co-investendo pesantemente nella produzione di imballaggi compostabili ottenuti da fonti naturali. Per i Paesi più in ritardo, segnaliamo poi l'azienda norvegese VOW, che ha sviluppato una soluzione di pirolisi della plastica. I ricavi legati alla produzione di energia elettrica vengono così utilizzati per dare valore a questi rifiuti e per incentivare le popolazioni locali a raccoglierli.

Anche se la nuova regolamentazione non è ancora stata votata e adottata, essa fornisce chiare indicazioni della direzione che vogliono prendere le istituzioni del vecchio continente, spesso pionieristiche. Le varie PMI e microimprese presenti nei fondi Mandarine Europe Microcap e Mandarine Global Microcap sono ben posizionate per contribuire al grande sforzo necessario per affrontare queste sfide.

Regolamentazione degli imballaggi: le microcap si danno da fare

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